A volte, c’è un po’ di confusione riguardo a cosa significhi davvero il “alto livello” quando si parla del lavoro di un UX Designer. Cerchiamo di fare chiarezza. Immagina il UX Designer come qualcuno che NON è in una competizione per essere il più veloce a raggiungere un traguardo risolvendo richieste. Non è nemmeno il tipo che cerca di stupire tutti con il design più wow. E di sicuro non sta complicando le cose al massimo possibile. Insomma, non è questo il gioco.
L’idea è quella di fare la differenza in modo sottile e attento, senza strafare. Il designer UX è come il cuoco che mette l’ingrediente segreto in una ricetta, rendendola speciale, ma senza esagerare con gli aromi. Quindi, il “livello alto” qui non è una gara di velocità o una competizione di stravaganze, ma piuttosto il saper fare qualcosa che incida davvero sull’esperienza dell’utente, con un tocco di classe, ma senza andare troppo oltre.
È vero, si parla di empatia, della capacità di ricercare in modo accurato per mettere l’utente al centro, flessibilità, numerosi test e una comunicazione intensa. Tuttavia, c’è sempre un “ma”. In questo contesto, esiste una cosa chiamata “sforzo”. Non si tratta di volontà, attenzione! Stiamo parlando di sforzo. Ci sono molti individui che si impegnano e fanno il possibile per creare qualcosa di “nuovo”, ma spesso senza un contesto o un significato adeguato e coerente.
- Come prima cosa, spesso trascurata, si parla di attenzione. In altre parole, se ciò che si realizza ha un autentico “perché” dietro, oppure è semplicemente un modo per soddisfare se stessi, per presentare qualcosa di diverso solo perché il lavoro risulta spesso noioso e si cerca di sedurre con argomenti più legati all’estetica che alla soluzione in sé.
- Dipende dal contesto temporale; molte volte, un lavoro si presenta in modo molto prevedibile. Il flusso è scontato. Questo non è banale, per un UX Designer sentirsi dire che ha presentato qualcosa di molto atteso non è il massimo. Per dare un esempio rapido: se ti viene assegnato il compito di realizzare una piattaforma per vacanze simile ad AirBnB e tu presenti un lavoro che somiglia molto ad AirBnB, sarebbe un lavoro scontato. Questo non è fare l’UX Designer; è chiamato “scorciatoia”. Un UX Designer dovrebbe presentare qualcosa che, seguendo abbastanza le abitudini create dagli utenti di AirBnB, cerca di creare la propria versione basata sulla comodità, la velocità, qualcosa di più semplice o, se possibile, più immediato.
- E ora entriamo nel cuore della questione: il punto di vista personale! Sì, proprio così! Attenzione a non confondere con il punto 1. Non si tratta solo di buon gusto; un punto di vista personale, se analizzato con attenzione, è tutto tranne che sbagliato, anzi. Proseguendo con il discorso precedente su Airbnb, vorrei sottolineare come, per presentare qualcosa di veramente unico, abbiano tratto ispirazione dagli utenti, ma allo stesso tempo abbiano aggiunto quel tocco personale che li contraddistingue. Raggiungere il punto in cui tutti cercano di emulare ciò che fanno richiede tempo e una buona dose di reiterazione.
- E alla fine, arriviamo a un punto cruciale quanto fondamentale: la passione! E non c’è nemmeno da discuterne. Si vede, si sente, si nota quando qualcuno mette l’anima nel progetto. La passione è come una luce che brilla in modo irresistibile. Non è un ingrediente che tutti hanno nel loro arsenale. Alcuni non sanno nemmeno come accettarlo.
È un punto sensibile, un po’ come quel momento in cui ti chiedi: “Ma davvero non ho passione per quello che faccio?”. Lo so, può essere difficile accettarlo, ma quando la passione è presente, è un qualcosa che va oltre gli orari e la Confort Zone, va oltre la semplice voglia di fare. È qualcosa di inesprimibile, un mix di entusiasmo e dedizione che trasforma un lavoro in una vera e propria avventura senza fine. Ecco perché, quando c’è passione di mezzo, il risultato è spesso qualcosa di magico e fuori dal comune.
È proprio Alto livello! Quando raggiungi un certo grado di esperienza, quando hai già capito come funziona tutto, c’è la tentazione di stabilirsi in una sorta di “Confort Zone”, talmente solida che diventa difficile da scavalcare, perché si rischia di toccare il cosiddetto “tetto dell’esperienza”. E cosa succede quando lo tocchi? Beh, il livello esperto si ferma di colpo.
Se torniamo ai 4 punti che abbiamo discusso prima, il terzo e quarto punto sono fondamentali. Senza di loro, tutto si blocca e l’esperienza acquisita non progredisce ulteriormente. Il livello esperto è una disciplina che richiede una costante sfida e messa in gioco, altrimenti non si può più parlare di livello esperto. È come una danza continua tra competenza e innovazione, dove l’alto livello è mantenuto solo attraverso la volontà costante di superare se stessi. Ripeto: Superarsi se stessi! Semplicemente, l’alto livello è una strada che richiede un impegno continuo e una sete insaziabile di miglioramento.
Poi, per concludere, vorrei dire che essere riconosciuti come senior non sempre implica automaticamente di avere un “Alto livello” o un tocco magico. Spesso, può essere il risultato di anni trascorsi facendo le stesse cose senza un reale progresso o innovazione. In effetti, ci si può trovare in una sorta di stagnazione, dove l’esperienza si traduce solo nell’accumulo di anni trascorsi nella stessa routine.
Quindi, se ti ritrovi in questa fase, l’unica via d’uscita è rischiare. Sì, è proprio così, bisogna mettersi in gioco. E no, non è affatto un compito semplice. Rompere la routine, abbracciare nuove sfide, e cercare modi innovativi di affrontare le cose richiede coraggio e determinazione. È cercare in ogni modo di uscire dalla “zona di comfort” e immergersi in un territorio sconosciuto. Ma è proprio qui che spesso si trova la chiave per trasformare l’esperienza accumulata in un vero e proprio “alto livello”, arricchito dalla capacità di adattamento e dalla volontà di imparare sempre qualcosa di nuovo.